Soggettive
⇨ Funzione
testo - pag.1
Parte prima - capitolo quarto
Tonì si era accoccolata sullo scalino del porticato: "Si sieda, non è stanca? Io con questo caldo non riesco a dormire e a quest'ora sono sempre da raccogliere col cucchiaino."
Tosca le sorrise: "Non si direbbe, è fresca come una rosa, la trovo benissimo."
L'altra accettò il complimento, ma una lieve increspatura della bocca segnalò che si era trattenuta dal ribattere, e Tosca si accorse che non aveva lo sguardo franco che le conosceva, un'opacità appena attenuata dal trucco delle ciglia e delle palpebre le ombrava lo sguardo di stanchezza.
E arrivò, finalmente la domanda che aspettava da quando la stagione era cominciata:
"E Miciamore dov'è?"
"Aspettò un attimo, poi:
"È morto."
"Morto?"
"Avvelenato."
Attese che le esclamazioni di sgomento e indignazione cessassero - aveva la spettatrice che meritava per la scena madre, tante volte provata da sola, e che ora si apprestava a recitare - e si sedette accanto a lei, a una distanza giusta per poterne controllare sul viso le reazioni. Si appoggiò a una colonna del porticato, Tonì era da un po' con la schiena aderente all'altra, le mani congiunte sulle ginocchia e attaccò il suo monologo:
"L'hanno avvelenato quest'inverno, in gennaio. Li hanno avvelenati tutti, i gatti di questa zona. Sono rimasti soltanto quelli del paese vecchio. Come mai? Perché loro sono i padroni, gli altri sono bastardi, foresti, ah lei non sa a che punto arrivi la cattiveria della gente! Io posso ammettere che a qualcuno desse fastidio, non è bello fare come fanno i bagnanti che lasciano le loro bestie da sole, da un'estate all'altra, e loro si arrangiano per dieci mesi e poi tornano sempre, e non è solo come parrebbe, per togliersi la fame che hanno accumulato d'inverno, no, è perché vogliono avere una casa anche loro, una tana, un posto tranquillo, e siccome non possono, si rassegnano ad averla solo d'estate.
Gina Lagorio, "Tosca dei gatti"
(proff. Galeotti e Vecchi)
lessico - pag.1
sono sempre da raccogliere col cucchiaino = è una espressione colloquiale, di registro basso e informale, che significa "essere molto stanco"; un altro modo di dire di significato analogo è "sentirsi uno straccio"
è fresca come una rosa = l'espressione, che ha le stesse caratteristiche stilistiche della precedente, ha però significato contrario
una lieve increspatura della bocca = un leggero movimento delle labbra, appena appena visibile
franco = sincero
un'opacità appena attenuata = una mancanza di luminosità appena mascherata, appena coperta, come velata
le ombrava = le copriva come una leggera ombra o come un velo
esclamazioni di sgomento e indignazione = parole di forte turbamento, di smarrimento e risentimento per un gesto considerato ingiusto e riprovevole
cessassero = avessero fine, terminassero
si apprestava = iniziava
aderente = appoggiata
foresti = stranieri, estranei
(proff. Galeotti e Vecchi)
guida - pag.1
Dal testo alla teoria
Nel testo ti abbiamo già sottolineato alcune proposizioni subordinate, in particolare le seguenti:
- soggettiva, oggettiva, finale, causale, temporale, relativa. Prova a individuarle per verificare se hai compreso le spiegazioni teoriche.
Prova a trasformare le subordinate nei rispettivi complementi o cerca dei complementi da trasformare in subordinate.
Nel testo sono presenti anche delle indipendenti; saresti in grado di individuarle? Puoi provarci anche assieme ad un tuo compagno.
Oltre il testo
Il brano che ti proponiamo offre uno spunto importante di cui parlare: il maltrattamento verso gli animali che risponde ad una sensibilità che oggi si tenta di sviluppare nella coscienza di un numero crescente di persone. Raccogli informazioni, dati oggettivi, opinioni di varie personalità, messaggi pubblicitari e discutine con i tuoi compagni. Guarda anche il servizio delle Iene sul caso del cane Angelo.
(proff. Galeotti e Vecchi)
teoria - pag.1
La proposizione soggettiva è una proposizione che svolge la funzione di soggetto nei confronti del verbo della sua reggente, il quale, come puoi facilmente intuire, NON DEVE AVERE UN SOGGETTO.
Esempio: mi sembra (reggente con verbo impersonale) che tu sia raffreddato (soggettiva)
La soggettiva è dunque retta da una di queste forme:
- verbi impersonali (occorre, importa, conviene, basta, accade, avviene, giova, succede, piace, ...) --> mi piace giocare
- verbi usati impersonalmente al passivo (si racconta, si dice, si narra, si presume, si crede, ...) --> si dice che domani pioverà
- espressioni impersonali costituite dal verbo essere più un aggettivo o un nome (è facile, è ora, ...) --> è ora di andare
Le proposizioni soggettive, come tutte le subordinate, possono essere implicite o esplicite, gli esempi e la tabella ti aiutano a distinguere:
Esempi: mi sembra di avere ragione (soggettiva implicita) / mi sembra che tu abbia ragione (soggettiva esplicita)
(proff. Galeotti e Vecchi)
esercizi - pag.1
ESERCIZIO 1
Individua e distingui nelle frasi seguenti solo le subordinate soggettive e quelle oggettive (non sempre ci sono):
- Si narra che Didone diede ospitalità a Enea naufrago e si innamorò di lui
- Al TG hanno detto che i profughi devono essere rimandati indietro
- Tornato a casa dall'ospedale, mi sembrò di sentirmi già meglio
- il club ha esonerato l'allenatore perchè ha perso un'altra partita
- Quando pensava che aveva perso la gara, ancora gli bruciava
- Credo di interpretare il pensiero di tutti porgendoti i migliori auguri di buon compleanno
- Non conviene correre quando si indossano tacchi alti, o si rischia di cadere rovinosamente!
- Il sospettato affermava di non sapere nulla del bottino
- Gli importava solo di riposarsi
- Credeva di essere un genio e lo diceva a tutti
(proff. Galeotti e Vecchi)
esercizi - pag.2
ESERCIZIO 2
Trasforma le subordinate soggettive dell'esercizio 1 in soggetti. Lavora e confrontati con un compagno per consolidare questa competenza.
(proff. Galeotti e Vecchi)
esercizi - pag.3
ESERCIZIO 3
Dopo aver letto il brano, riscrivilo trasformando almeno 5 soggetti in altrettante proposizioni soggettive. Ti diamo uno spunto per iniziare, tu fai le altre opportune manipolazioni:
- Si narra (reggente principale impersonale) che scendeva dalla soglia di uno di quegli usci (subordinata soggettiva) e che veniva verso il convoglio (coordinata alla subordinata soggettiva), una donna ...
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono piú forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de' volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, "no!" disse: "non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete." Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: "promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così."
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piú per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: "addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri." Poi voltatasi di nuovo al monatto, "voi," disse, "passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola."
Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina piú piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.
A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXIV
Se vuoi puoi ascolare il brano nella lettura dell'attore Claudio Lardo:
(proff. Galeotti e Vecchi)